Fanfiction: perché sì
Cos’è una fanfiction?
Letteralmente è la stesura di uno
scritto (fiction) a opera di un fan. Fan di cosa?
Di qualunque cosa esista al
mondo.
Il fanwriting non ha confine. Si
può scrivere riguardo ai film, ai telefilm, agli attori, ai cantanti, ai libri, ai manga,
agli anime, ai presentatori tv, ai videogiochi, ai personaggi di ruolo, al
commercialista sotto casa e all’avvocato al di là della strada, agli oggetti
per la casa e alle foglie che stanno sullo stesso picciolo sul ramo dell’albero.
È insomma un mondo dagli spazi infiniti dove la libertà è racchiusa nella mente
del fan, che scriverà la sua storia
come più gli piace, forse rielaborando, forse continuando, forse presagendo.
Questo articolo non ha lo scopo
di esplicare nel dettaglio il mondo delle fanfiction, giacché non basterebbe un
post ma ne occorrerebbero almeno otto per essere esaustiva e completa su un
argomento tanto vasto.
No, scrivo questo articolo per
spezzare una lancia a favore del fanwriting, e per raccontare a chi non ha mai
avuto occasione di conoscere questa pratica quali sono gli aspetti positivi per
la scrittura e la crescita creativa in sé.
Ma ne esistono altre, forse più
di nicchia, alcune più specializzate: abbiamo Fanworld.it
(che, al momento in cui sto scrivendo non è propriamente aggiornato
dall'amministrazione) che come EFP contiene un calderone di diversi generi e argomenti
per tutti i palati; abbiamo poi nocturnealley.org,
specializzato nell’ambito di Harry Potter; per non parlare di AO3 (Archive for Our Own) sito
internazionale dove gli utenti italici (e non solo) più poliglotti si godono
fiction senza alcune delle restrizioni più o meno presenti invece nei
precedenti archivi.
Naturalmente senza contare i
forum, i blog, le community a tema e non, piazze virtuali che a seconda delle
ship (le coppie) o del fandom (l’argomento, per così dire) hanno seguiti e fedelissimi
che scrivono la loro.
Perché penso che il fanwriting
sia una cosa positiva?
Per il più semplice dei motivi: è
la palestra della scrittura.
Parlando per esperienza
personale, più volte mi sono sentita dire, e ho ascoltato echi, dove autori che
evidentemente non hanno mai provato tale esperienza parlavano dei fanwriter con
toni dispregiativi, derisori, schernenti, con patente assenza di cognizione di
causa.
Perché il fanwriting è visto con
tanta leggerezza? Perché al vocabolo fanwriting
in automatico vengono associate immagini di adolescenti in preda agli ormoni (di
ambo i sessi) che inseriscono se stessi in storie che li vedono protagonisti di
focose e poco credibili storie d’amore assieme ai loro idoli? Perché siccome si
tratta di pubblicazioni del tutto amatoriali si dà per scontato che la cura
nella stesura sia scarsa, e quindi ci si senta in diritto di glissare, farci
una risata e liquidare tutto come operette, come cose non serie? Perché si pensa che, siccome nel fanwriting per la
maggior parte si usano soggetti già esistenti, sia solo un passatempo frivolo
che non ha nulla a che vedere con la letteratura vera?
Non dico che queste motivazioni
siano completamente campate per aria o inventate: da che mondo è mondo chi ha
una passione oppure un punto di riferimento scatena la propria fantasia su o
intorno a essa, e se poi si ha la predisposizione (o si crede di averla) per la
scrittura trasporre l’immaginario su una pagina di Word è un passo brevissimo.
Alzo le mani e ammetto: il
fanwriting non è tutto rose e fiori.
Basta farsi un giro su EFP per
rendersene conto, spulciare nelle sezioni di Justin Bieber, degli 1 Direction,
dei 5 Seconds of Summer, ma anche in quelle di Twilight, di Harry Potter (soltanto
per citare esempi che tutti conoscono) e troverete semplicemente parole unite
alla meglio senza una particolare coerenza, e che non racconteranno niente di
nuovo. E a volte neanche niente di bello.
Però c’è un però.
Nel web come nella vita bisogna
sempre tener conto di una grande regola di vita.
Mai generalizzare. A meno che non
lo diciate in precedenza e diate la vostra motivazione.
Non generalizziamo e non pensiamo
che tutti i fanwriter siano dei bambocci incapaci che al massimo arrivano ai 18
anni, e che invece di studiare per le verifiche di italiano e biologia passino
i loro pomeriggi a farsi seghe mentali - e forse non solo - sull’attrice, sul
protagonista del manga, sul cast del telefilm in voga al momento.
Ma se quindi i fanwriter non sono tutti bambocci più o meno adulti, chi
sono?
Sono persone che mettono in gioco
la propria creatività sul terreno minato, instabile, libero, aperto ed erto che
è internet.
Non mi avvalgo di studi
scientifici portati avanti da Harvard o Yale, ma ho le mie buoni ragioni di
credere che tutti noi, in un periodo relativamente lungo della nostra vita, ci
siamo visti in un fandom, in un
ambito che ci ha colpito, oppure al fianco di un personaggio reale o inventato
che ci ha fatto emozionare così tanto da desiderare di essere lui, o come lui,
o ancor meglio di lui. È fisiologico. Siamo attratti dai modelli che sentiamo
affini, da ciò che vorremmo diventare, perciò la nostra immaginazione ci
proietta nell’ideale, un ideale che varia da persona a persona.
Abbiamo un gran numero di
adolescenti per tanti ovvi motivi, tra i quali il tempo libero, le molte
energie, e l’inclinazione a immedesimarsi maggiormente rispetto ad altri, ma
per il resto il fanwriting non ha età.
Io sono stata - e sono ancora -
una fanwriter, nonostante la mia adolescenza sia già bella che andata. Abbiamo
trentenni amanti di film vintage (e non) o telefilm addicted; quarantenni che,
scoprendo una tardiva valvola di sfogo, rielaborano finali di opere che li
avevano lasciati insoddisfatti o amareggiati; ragazzi e ragazze, uomini e donne
che non hanno mai smesso di trasporre le proprie fantasticherie nello sport,
nella musica, nel disegno, nel passato, perché la vita reale non è un granché,
per paracitare Alessandro Baricco.
D’altronde come si fa a
dimenticare che la saga 50 Sfumature
è nata da una fanfiction di Twilight, quando la simpatica E. L. James sfiorava
le cinquanta candeline?
Scadente quanto volete, ma questo
vi fa capire l’ascendente che il fanwriting ha sulle persone, e che se ben
adoperato può divenire una fonte di successo, di realizzazione individuale, di
affinamento delle proprie capacità.
Quest’ultimo non nel caso della
James, ma soprassediamo.
Ah, ok. Però perché prima hai detto che il fanwriting è una palestra?
Anche noi, zio Sam, anche noi. |
Perché lo è. (LOL)
Sostanzialmente come funziona una
palestra? Andandoci tutti i giorni a tutte le ore per tre interi mesi
raggiungendo il fisico perfetto e poi abbandonandola del tutto? No.
La palestra, per svolgere la sua
basilare funzione di mantenere in
forma, non abbisogna di essere frequentata strenuamente fino all’esaurimento
delle forze, ma essere praticata tutti i giorni in modo costante e
continuativo, al fine di abituare se stessi all’esercizio.
Scrivere si costruisce sul
medesimo principio: allenamento.
Sui siti di postaggio si pubblica
attraverso capitoli a cadenze che è il fanwriter a decidere, pertanto è
importante l’autogestione. Si impara a dare priorità alle cose che vi
interessano davvero (che potrebbero anche non essere scrivere… diciamo che
potrebbe significar qualcosa), si impara a riservare alla stesura il giusto
momento della giornata, si impara a organizzare al meglio le idee per non
essere dispersivi quando si è di fronte alla pagina bianca, si impara a
prendere appunti nella maniera più azzeccata a seconda delle attitudini. E tutto
ciò si impara non in qualche mese, ma in anni
che si susseguono, che accompagnano nella crescita della persona e delle propensioni
personali, in cui si accumulano esperienze e si forgiano i propri stili, e si
aggiunge valore alle proprie parole per i significati con cui si impregnano
mano a mano che le conoscenze aumentano.
Nessuno si aspetta che si sia
puntuali come orologi nel pubblicare nuovi capitoli, o che si sia novelli
Dante, ma ci si aspetta rispetto.
Rispetto dei tempi (quindi che si
eviti di lasciar correre mesi e mesi tra un postaggio e l’altro con la singola
scusa “Ah, con queste verifiche e interrogazioni e morte della nonna e
invasioni aliene non ci sono proprio riuscito!”); rispetto dei lettori che, a
meno che non si faccia schifo su tutta la linea, sicuramente staranno
aspettando un aggiornamento; rispetto di se stessi, perché iniziando a pubblicare
una fanfiction si prende un ufficioso impegno che mette in gioco la
credibilità, il senso di responsabilità e, beh, svela la differenza tra il voler
scrivere perché quel giorno si era annoiati o se davvero piace farlo.
Interessante. Però non c’entra niente con la scrittura per la
pubblicazione professionale, vero?
Falso.
Secondo la mia irrilevante quanto
immancabile opinione, è di gran lunga meglio un serio fanwriter piuttosto che un
autopubblicato della domenica che piazza il suo scritto nella schermata
predefinita, sceglie un prezzo e lo immette in un mercato già saturo di aborti
che aggettiva persino come letterari.
Il fanwriter non lo fa per
soldi. Lo fa per orgoglio, per hobby, per vocazione, per divertimento, per
prova, talvolta per stupidità, ma non lo fa per un tornaconto economico.
(A meno che non sia un convinto sostenitore del progetto Kindle Worlds di Amazon, ma è inutile parlare di qualcosa di non
rodato.) Lo fa perché l’entrare in un fandom di persone con gli stessi gusti è
una sensazione bellissima, perché il conoscere gente nuova con cui discorrere
dei personaggi che si amano riempie l’anima, perché scrivendo si apre se
stessi, e affidare se stessi a lettori che non si è mai visti né conosciuti è
un brivido di paura misto a misericordia che non ha eguali.
Concedo: ci sono fanwriter a me
incompresi che scrivono solo per ottenere un alto numeri di recensioni - che
queste siano insensate o inconsistenti non importa - e immagino che costoro
potrebbero essere effettivamente paragonati a quegli autori che si scambiano a
vicenda recensioni positive sui blog o sui social. Mi consola pensare che
questi comportamenti sono fini a se stessi e di concreto non portano a niente,
o meglio, portano alla compassione di chi guarda dall’esterno, quindi non vi
curate di loro ma guardate e passate.
In linea di massima però il
fanwriting è un comportamento sociale. È entrare in una cerchia e dire qualcosa
di sé, dei propri interessi e delle proprie fantasie, è incontrare un mondo
virtuale fatto di buoni o cattivi, e se si è pro-attivi, si può imparare molto.
Si impara ad ascoltare.
- Ad ascoltare chi legge. Da una
recensione forse all’inizio non si traggono molti benefici tranne la
soddisfazione di averla ricevuta, ma col tempo si diventa più sgamati e si
riesce a carpire se il lettore ha voluto comunicare qualcosa: se magari tal personaggio
lo irrita o invece lo adora, se vorrebbe che la storia proseguisse così invece
che cosà, se il suo tono è positivo o negativo, se in realtà sta scrivendo con
sufficienza o se davvero è stato folgorato.
- Ad ascoltare le critiche. Le
critiche arrivano. Sempre. Che siano dette bene o dette male, che siano pacate
o sferzanti, esistono, e il fanwriter se le becca. Ci sarà chi lascia critiche
costruttive, dove dirà cosa non va e cosa c’è da correggere, c’è chi scrive
centinaia righe atteggiandosi da pontefice con l’intenzione di farvi credere di
sapere tutto quel che c’è da sapere, c’è chi la sera non ha un belino da fare e
va alla ricerca di una storia che non gli piace e adduce motivazioni scadenti
solo per il gusto di scaricare la frustrazione. Anche qui, col tempo si impara
ad ascoltare quelle giuste - e a muoversi di conseguenza - e a ignorare quelle
fatte tanto per fare. La vita è troppo breve per dare corda a chi non sa come
impiegarla, quindi tanto vale prenderle a cuor leggero e pensare a chi piuttosto
cerca di dare una mano.
- Ad ascoltare se stessi. La
scrittura è un fatto intrinseco. Intimo. È una proiezione direttamente o
inversamente proporzionale a ciò che si ha dentro. Per dirla un po’ banale: è
un modo di esprimersi. Non tutti sono portati per la scrittura, non tutti sono
in grado di trasformare in vocaboli e frasi di senso compiuto un’emozione, una
situazione, una sensazione, un qualsiasi concetto, non tutti sono capaci di
inventare una storia oppure di raccontarla. Bisogna provare per capirlo. Siamo
esseri umani, e in quanto tali non ce n’è uno uguale all’altro. Quando troviamo
più fanfiction che ricalcano il medesimo modello base, dove la struttura è la
stessa, fanfiction uguali, ecco che
si è sbagliato qualcosa. Ecco che si è preferito affidarsi a quel che va di
moda, al pensiero più comune, alla blanda banalità notoria (faccio un esempio
sciocco: la Mary Sue, e i background che da fandom a fandom si ripetono in
serie) che si sa che di norma piace alla maggioranza, ma non dà nulla di nuovo.
È una solfa solita e rassicurante dove il lettore si rifugia ma dove non trova l’innovazione e la scintilla che gli fa davvero battere il
cuore. Se si vuole qualcosa dal lettore, per primo il fanwriter deve dare
qualcosa, e di qualità.
Si, va beh, la fai tanto lunga e poi queste storie hanno già
personaggio e contesto, alla fine sono facili da scrivere!
Eresia delle eresie!
Facile scrivere una fanfiction?
Beata ingenuità.
Come ho detto prima, scrivere è
un fatto intrinseco, e già solo possedere un buono stile, una tecnica narrativa
gradevole per i lettori, e la capacità di creare intensità è un traguardo non
da poco.
Inoltre... un fanwriter non plagia, bensì riadatta. E per riadattare una qualunque cosa ha bisogno di
conoscere alla perfezione ciò che sta maneggiando. Potrà sembrare scontato,
vero?
Beh, non lo è. Non lo è per la
narrativa professionale - dove ci basta scaricare un ebook da Amazon per
scoprire che l’autore non si è dato la pena di documentarsi nemmeno sulle cose
più semplici del prezioso scritto che lui
stesso ha concepito, costruendo la sua trama su falle e incongruenze di cui
non si è nemmeno accorto finché un qualche lettore illuminato non gliel’ha
fatto notare - ma nelle fanfiction la quantità di informazioni è quasi
traboccante.
Per scrivere una buona FF bisogna
sapere.
Il passato di ogni personaggio e
l’intreccio con quelli degli altri, i dettagli di tal scena ambientata in tal
posto in tal momento, l’esatta frase pronunciata da chicchessia, persino il
sentimento con cui l’autore dell’opera originale ha voluto trasmettere in un
dato capitolo o in una data puntata.
I fan hanno un altissimo
potenziale di informazione per il lampante fatto che scrivono delle loro predilezioni,
di ciò che amano, della loro aria, di quello di cui non riuscirebbero a fare a
meno; leggono i libri con attenzione morbosa e sottolineano i particolari
importanti, oppure scaricano una puntata o un film per riguardarla milioni di
volte per cogliere fino all’ultimo particolare, oppure su Youtube vanno alla
ricerca del più insignificante e breve video di intervista di un certo attore o
cantante per conoscere persino il nome del pesciolino rosso che avevano a otto
anni. Passano giorni e giorni a controllare pagine di Wikipedia italiane e non,
vagano su siti e community dedicati e frugano alla ricerca di ciò che non sanno
e che potranno poi integrare per rendere la loro storia la più realistica
possibile.
Oh. Ho detto la parolina magica.
Realismo.
Vi vendono pure l'astuccio, e ve lo vendono QUI. |
Il paradosso del fanwriting è che
lo scopo primario è la ricerca del realismo.
I fanreader sanno che si tratta
di finzione, dell’invenzione di un autore e che (con ogni probabilità) niente di
quel che è contenuto in una fic accadrà sul serio, ma... che importa? Quando il
fanwriter dà alla sua storia il background adatto, quando le personalità dei
protagonisti combaciano con quelle originali, quando la scrittura è godibile e
trascinante, quando la trama è perfettamente plausibile... ecco l’opera
parallela.
Sono sempre stata una di quelle
persone convinte che, comunque, il fanwriter svolga un duplice lavoro rispetto
agli autori originali.
Non solo il fanwriter deve
documentarsi accanitamente, conoscere vita, morte, miracoli e rinvenimenti, ma si
sforza allo stesso tempo di dare alla storia il tocco personale che la renderà inconfondibile,
che le donerà il valore aggiunto che - forse - all’originale mancava.
Parere personale liberamente condivisibile o meno: per me ogni
fanfiction è in realtà un’originale.
Per quanto si scriva di
personaggi e di ambientazione ideati da altri, l’assoluta accomunanza è
impossibile. Se in un’opera originale è la creatività dell’autore a dare
accezione anche alle più irrisorie peculiarità, così è anche per le fanfiction,
dove è il fanwriter a spremersi le meningi per dare alla propria storia una connotazione esclusiva, un marchio distintivo,
un micro-cosmo di piccolezze infinitesimali che vengono inserite inconsciamente
ma che rendono la FF un pezzo unico.
Per stressare il concetto e
renderlo molto chiaro: Prendiamo come riferimento le AU.
L’acronimo sta per Alternative Universe, e si tratta di un
genere di FF dove i protagonisti sono i medesimi degli originali, ma in un ambito
totalmente diverso, in circostanze diverse, magari anche in mondi diversi.
Prendiamo una di queste AU e al
posto dei nomi dei noti protagonisti mettiamone altri di nostra invenzione.
Rileggiamo tutto e stiamo attenti a cancellare ogni diretto riferimento all’originale
- se ve n’è la presenza - e facciamolo leggere a chi non sa nulla di nulla
della faccenda.
Quante originali potrebbero
nascere da una AU? Quante originali potrebbero nascere da una qualsiasi
fanfiction? Quante storie sono nate come FF ma nel procedere si sono
trasformate in storie con vita propria?
Tante.
Più di quante possiate
immaginare.
Ecco, ora siete pronti per il
magico mondo delle fanfiction.
Spero di essere stata esauriente
e di aver fatto chiarezza su un argomento talvolta frainteso e abusato, e quasi
quasi vi invito a curiosare in un qualche sito (previo consiglio di fanreader
esperti. Per carità, non leggete allo sbaraglio perché non ne uscireste vivi) e
toccate con mano di cosa sono capace i fanwriter. Potreste scoprire che andate pazzi
per un fandom prima sconosciuto. ;)
E mi auspico che d’ora in poi ci
si pensi due volte prima di pronunciare la parola fanwriter con sarcasmo, soprattutto se siete autori, soprattutto se
voi non siete stati fanwriter.
Perché un fanwriter capace
probabilmente scrive molto meglio di voi.
Ricordo le fanfic di ncis :0
RispondiEliminaMai lette, ma AHAHAHAHAHAHAHAHAH! XD
EliminaParole sante :)
RispondiEliminaDoverose. :)
EliminaGrazie! *^^*
In quanto fanfiction reader, prima, e fanfiction writer, poi, non posso fare altro che applaudire il tuo post.
RispondiEliminaMi sono avvicinata al mondo delle FF quando di anni ne avevo 14, e non me ne sono poi mai allontanata, se non per brevi periodi che terminavano sempre con il mio ritorno all'ovile.
Non mento quando affermo che, spesso e volentieri, una buona fic è stata l'unico filo a tenermi connessa alla vita reale, impedendomi di abbandonarla del tutto; consentendomi di abbandonarla solo parzialmente, per ritornarvi rinvigorita dalle parole lette - e non abbattuta e in procinto di resa come invece ero prima della lettura.
Non esagero quando dico che le fanfiction sono state per me determinanti nell'analisi di alcuni fenomeni sociali, la sessualità adolescenziale per citarne uno fra molti - ma sicuramente a incidenza elevata nella vita di una ragazza adolescente, particolarmente nel contesto italiano.
Le fanfiction sono molto più di opere di escapismo: sono opere di persone. Sono l'essenza di una persona messa a contrasto su di un display, sono, spesso e volentieri, la conferma dell'esistenza di qualcuno, oltre a se stessi, che ci è affine. E nelle parole si cerca sempre conferma.
Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma.
Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra - che già viviamo - e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi. - Cesare Pavese
Io, personalmente, ci ho trovato il conforto di un amico, il bacio di un amante e la carezza di una famiglia: la conferma di una vita valida di essere vissuta.
Doveva essere un commento più tecnico, al pari col tuo post, è diventata un'apologia sentimentale, chiedo venia, ma sono convinta che la cosa sia esempio di come le fanfiction (e i fanwriter di riflesso) siano molto più di quello che la maggior parte della gente le creda essere.
Robbie
Non chiedere scusa, anzi, è molto bello ciò che hai detto. X3
EliminaLe FF hanno un differente grado di importanza per ogni individuo con cui ne è venuto a contatto, e se ci sono persone per cui rappresentano null'altro che il prodotto di ragazzini con troppo tempo libero, per altri invece rappresentano una tappa fondamentali che li segnerà - o che li ha già segnati - nella vita.
Ci si muove sul piano scrittorio - dove abbiamo la storia, la trama che si snoda, i personaggi - ma abbiamo anche chi ne sta dietro, una simbiosi tra lettore e autore che seppur velata è diretta, è mettere in contatto più persone utilizzando la parola e i sentimenti che essa riesce a far scaturire col suo uso.
Concordo con te. Anche per me le FF in un qualche modo mi hanno aiutato a rendere la vita degna di essere vissuta.
Incredibile come un fenomeno così snobbato abbia tanta influenza, vero?
Grazie per aver letto e apprezzato, per me significa molto.
Ottimo colpo alla visione di una letteratura suddivisa in serie A e serie B. Alla fine ci troviamo di fronte alla solita, vecchia storia: creare confini per sentirsi dalla parte giusta, quella dei bravi, dei buoni, dei fighi, mentre dall'altra parte... brrr, che orrore.
RispondiEliminaLa FF deve essere un'esperienza interessante. Chissà.
Sì, è un'esperienza interessantissima... ma solo se vissuta in prima persona. ;)
EliminaSono arrivata qui per caso, ma mi trovi d'accordo su tutti i fronti. Tra l'altro se fossi un agente letterario pattuglierei EFP alla ricerca di autori, perché vi si nasconde gente che sa davvero scrivere (fino a qualche anno fa la sezione di Sherlock Holmes aveva delle penne ottime, anche la tua?)
RispondiEliminaEh no, io purtroppo sono sempre stata specializzata negli sfigafandom RPF, ahah! ;D
EliminaSono d'accordo, su EFP (ma non solo) si trova una marea di innegabile spazzatura, ma anche vere e proprie perle. Difatti una delle mie esistenziali domande che non mi fanno dormire la notte è: per quale motivo le case editrici che tanto piagnucolano sulla mancanza di bravi autori italiani, non li vanno a cercare nei centri di "raccolta" storie piuttosto che pubblicare romanzi senza arte né parte?
Qualcuno chiami Daniele Bossari e proponga la domanda a Mistero!